domenica 23 maggio 2010

il molise























la storia
Storicamente il Molise si identifica con l'antico Sannio. A partire dal III secolo a.C. subì l'invasione dei Romani, che crearono le loro colonie nei principali centri abitati già esistenti (Isernia e Venafro). Alla caduta dell'Impero Romano, il territorio molisano fu devastato dai Goti (535-553), e poi incluso nel Ducato longobardo di Benevento. Il nome Molise compare nel Medioevo centrale per identificare una contea di appartenenza della famiglia normanna dei de' Moulins. Nell'847 sorsero alcune signorie feudali Campobasso assume un'importanza economica sempre crescente riuscendo a diventare la “capitale” della Contea sotto la signoria dei De Molisio, di Venafro (964), di Larino, di Trivento (992) e, nel 1000, quelle di Bojano, di Isernia e di Campomarino. Con l'arrivo dei Normanni, nell'XI secolo, le varie contee vennero unificate e poste sotto li controllo della contea di Bojano, che i normanni chiamarono Comitatus Molisii. L'integrità del Molise fu conservata fino al 1221, anno in cui la contea passò a Federico II di Svevia. In quell'anno il Molise divenne la sede di un giustizierato, cioè di un distretto di giustizia imperiale, dove l'autorità del re si sovrapponeva a quella dei feudatari. Nel 1531, il Molise passò sotto la dominazione spagnola e fu aggregato alla Capitanata (regione storica della Puglia, corrispondente alla provincia di Foggia). Fu questo un periodo di isolamento e di grave crisi economica e sociale, data la presenza sul territorio di numerose bande di briganti. Nel 1806, con Napoleone, il Molise divenne una provincia autonoma. Con l'annessione di Larino (in provincia di Campobasso) nel 1811, prese i confini corrispondenti all'attuale regione. Dall'epoca del Regno di Napoli il territorio molisano era compreso in tre giustizierati diversi: il Contado del Molise, l'Abruzzo Citeriore e la Capitanata. Con l'annessione al Regno d'Italia, nella regione scoppiarono molte ribellioni che furono completamente sedate solo alla fine del XIX secolo. Nel 1963 la Provincia di Campobasso fu proclamata regione a sé stante, creando così un'ulteriore divisione di un territorio con caratteristiche secolari ben definite.

Geografia
La superficie della regione è divisa quasi equamente tra zone di montagna, il 55,3% del territorio, e zone collinari, del 44,7% del territorio. La zona montuosa si estende tra l'Appennino abruzzese e l'Appennino Sannita. I Monti della Meta (2241 m) formano il punto d'incontro della linea di confine tra il Molise, l'Abruzzo e il Lazio. Poi ci sono i Monti del Matese che corrono lungo il confine con la Campania e raggiungono i 2050 metri con il monte Miletto. A oriente, la zona del Subappennino (Monti dei Frentani) digrada verso il mare con colline poco ripide e dalle forme arrotondate. Le aree pianeggianti sono poche e di piccole dimensioni: la piana di Bojano nel Molise centrale, ad occidente invece si trova la piana di Venafro li dove le montagne e le colline pian piano lasciano il posto alla pianura. Il clima è di tipo semi-continentale, con inverni generalmente freddi e nevosi ed estati calde e afose. Sulla costa il clima è più gradevole, man mano che si procede verso l'interno l'inverno diventa via via più rigido e le temperature si abbassano notevolmente (Campobasso nel periodo invernale è una delle città più fredde d'Italia). Anche l'estate risulta più gradevole sulla costa dove spesso soffiano brezze che rendono più dolci i mesi caldi.

Le coste
Per 40km il Molise è bagnato dall'Adriatico. La costa è bassa e sabbiosa soprattutto per il promontorio di Termoli, al cui riparo è stato costruito il porto artificiale da dove partono navi per le Isole Tremiti e la Croazia.Il Porto di Termoli è l'unico del Molise. Lungo le coste ci sono anche alcune fasce pianeggianti, larghe non più di qualche chilometro. La formazione di dune litoranee causava il ristagno delle acque dei torrenti con la conseguente formazione di paludi, da qualche tempo però eliminate con opere di bonifica.

I fiumi
I fiumi principali della regione sono il Trigno, il Biferno, che scende dal Matese e il Fortore, che sfocia nel territorio pugliese. Hanno tutti carattere torrentizio: con lo scioglimento delle nevi a primavera e con le piogge invernali si arricchiscono; d'estate invece inaridiscono e il loro greto si riduce drasticamente. Fa eccezione il Biferno che nasce da una sorgente nel paese di Bojano. Le sue sorgenti danno copiosissime acque tanto che si ritiene che se non sfruttate la portata del fiume sarebbe seconda al solo Po [senza fonte]. Scorre in Molise anche l'alto corso del Volturno, (il Volturno è, con una lunghezza di 175 km e un bacino esteso per 5.550 km², il principale fiume dell'Italia meridionale sia per lunghezza sia per portata e nasce in Molise dai monti della Meta, la parte più meridionale dell'Appennino abruzzese) che riceve le acque delle campagne d'Isernia e della piana di Venafro (rio san bartolomeo)per poi entrare in Campania e sfociare nel Golfo di Gaeta. Le sorgenti forniscono acqua anche a Campania, Puglia e Abruzzo.

Natura
Nel Molise, oltre ad essere presente il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Mainarde), sono presenti vaste aree boschive, soprattutto nella Provincia di Isernia, che la rendono ricca di specie vegetali oltre che animali. Di notevole importanza sono le Oasi del WWF (Monte Mutria e Guardiaregia-Campochiaro), l'Oasi della LIPU di Casacalenda, l'Oasi "Le Mortine" nel bacino fluviale del Volturno presso Venafro, il massiccio del Matese, la riserva di Collemeluccio con le sue estensioni di boschi di abete bianco, la riserva MAB di Montedimezzo, l'Orto Botanico di Capracotta. La fauna è caratterizzata dalla presenza dell'orso bruno marsicano, del camoscio, del cervo, del lupo, della volpe.

Economia
Dato il basso numero di abitanti, l'economia molisana è poco sviluppata rispetto alle altre regioni italiane, pertanto il settore primario è quello da cui provengono le maggiori rendite economiche. Le industrie, sono raggruppate nei nuclei industriali a Termoli, Campobasso, Bojano e Venafro. L'area industriale più vasta e di maggior importanza è situata a Termoli dove tra le varie industrie è presente lo stabilimento Fiat Powertrain, e lo zuccherificio del Molise (l'unico del centro sud Italia). Il turismo è in via di sviluppo: l'ambiente naturale pressoché intatto e l'assenza di inquinamento sono forti motivi di attrazione, ma la ricettività alberghiera non è ancora adeguata agli standard richiesti. Altre ragioni che frenano lo sviluppo del turismo sono l'inadeguatezza delle vie di comunicazione nonché la difficoltà di raggiungere molte zone interne della regione. L'area più servita e più sviluppata è quella di Termoli dove è presente l'area portuale, ed attraversata dalla linea ferroviaria Adriatica, e l'autostrada adriatica A14.
Quella molisana è una cucina molto varia.



la cucina
Tra i prodotti più importanti vi sono le olive da cui si estrae un olio extravergine dal sapore soave consumato anche crudo su insalate e crostini. L'eccellente fattura del prodotto ha fatto guadagnare all'olio molisano, nel 2003, il riconoscimento DOP. Sempre a proposito dell'olio d'oliva, molti paesi fanno parte dell'associazione "Città dell'olio", con sede a Larino.

Il pane molisano conserva la sua antica manifattura produttiva e viene prodotto ancora in alcuni panifici con le patate (che, in Molisano si chiamano patàn) e la sofficità che lo contraddistinguono. Famoso è il pane di Venafro, così come la sua produzione di taralli all'olio di oliva.

Tanta importanza ha anche la pasta. Un tipo di pasta fresca tipico che prende il nome di Cavatelli (in Molisano, i cavatìjll) è ottenuto con una sfoglia senza uova. È prodotto in particolare nel paese di Trivento. Questi vengono conditi con sugo di pomodoro o verdure. Altrettanto conosciuti sono i Fusilli (i fusìll), preparati con lo stesso impasto, ma realizzati con un "fuso" da cui il nome. Dall'impasto vengono staccati dei dadini di pasta, avvolti intorno al fuso e poi sfilati.

Grande importanza è data alla produzione di latticini e di formaggi: il caciocavallo di Frosolone, le mozzarelle di Bojano, e le mozzarelle di bufala prodotte solo nella zona di Venafro.

Per ciò che riguarda i salumi, nel Molise vengono prodotti alcuni insaccati, come la Soppressata (a supressàt), il Capocollo o Capicollo (u cappecùol, da cap [capo/testa] e cùol [collo]), la Salsiccia, famosa perché ha come ingrediente il finocchietto selvatico, la Ventricina (a vendrečìn): famosa è quella di Montenero di Bisaccia, ma da tempo è in atto una disputa con l'Abruzzo per la paternità del salume), la Signora di Conca Casale.

Molto importante e buono il Brodetto di Pesce di Termoli ("du' bredette") Ha come caratteristica l'utilizzo di molte qualità di pesce, almeno nove/dieci: seppie, triglie, sogliole, palombo, rospo, pannocchie, scorfano, merluzzo, frutti di mare, ecc.. Queste specie di pesce inoltre variano a seconda della stagione in cui si assapora il brodetto. Il brodetto di pesce termolese si differenzia dagli altri per la cottura differenziata delle varie specie di pesce.La differenza sostanziale che si trova nella ricetta termolese, che differenzia il sapore "du' bredette", è l'uso del peperone fresco.

Un preparato tipico del basso Molise, specialmente a San Martino in Pensilis, è la Pampanella, carne di maiale cotta al forno con alcune spezie e molto peperoncino rosso sia dolce che piccante.
L'uso del tartufo (nero e bianco) viene fatto sempre più spesso in tutta a regione, essendo ormai parecchio tempo che viene cavato dalla terra, specie nell'Alto Molise, grazie ai numerosi cavatori ed ai loro cani. Sempre di più le fiere che hanno come tema il tartufo ed il suo impiego in parecchie specialità culinarie. Fra i dolci sono tipiche le Cancelle, simili alle waffel tedesche, ma con l'aggiunta di semini di finocchio, i Piccillati (i pečelàt), ravioli cotti al forno ripieni di amarena, e la Pigna (a pìnj), simile al panettone ma più leggere, tradizionalmente preparato per la Pasqua. I Caragnoli (i carànjele) e Rosacatarle o Rosacatarre (i rôsacatàrele), intinte nel miele, sono dolci tipici natalizi.

La maschera del Diavolo di Tufara
Nato in tempi remoti, in un mondo arcaico, in armonia con la natura, espressione di riti ancestrali rudi, misteriosi e magici "il Diavolo" antica maschera carnevalesca, si rivela, l'ultimo giorno di Carnevale a Tufara, tra folli corse e acrobazie temerarie. Tramandato nei secoli, espressione tipica della comunità, richiama cultori da tutto il mondo.La figura caprina, il tridente fra le mani, i movimenti accattivanti, suscitano timore e superstizione; tutti vorrebbero evitarlo, ma ognuno in fondo al cuore spera di essere circondato dal suo seguito urlante.Da dove sbuca quest'essere insolito, misterioso? Dagli inferi, da un'antica casa abbandonata dove occulti riti lo riportano in vita per correre tra le vie del paese? Chi è? Quale mistero cela dietro la nera maschera? È forse figlio della dimenticata primavera, quando a gemma germoglio e fiore si tributava sangue perché crescessero più forti e abbandonati, o quando l'uomo per scrollarsi di dosso l'agghiaccio invernale, danzava e intuiva la natura al risveglio? O forse è l'inquisitore, l'ammonitore delle coscienze ribelli, dove il giogo è pesante e la libertà impellente?"Il Diavolo" forse è tutto questo o forse tutt'altro, ma a Tufara, lo si attende con ansia, per liberarsi con lui di un folleggiare breve e cruento, per dimenticare in un giorno quanto dura è la fatica di vivere.La maschera di Tufara “IL DIAVOLO”, è tra quelle che conservano le antiche caratteristiche da cui traggono origine. Anche se il suo significato primitivo si è in parte perduto, essa rappresentava, un tempo, la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, le cui feste venivano celebrate in quasi tutte le realtà agresti. Infatti Dioniso, cosi come la vegetazione di cui era dio, moriva e si rinnovava perpetuamente. Il DIAVOLO, maschera zoomorfa, rappresentante del dio in terra, era vestito con 7 pelli di capro, animale sotto le cui sembianze amava manifestarsi il dio. Si sa, però, che il sacro spesso non va d’accordo con il profano:cosi, con l’avvento del cristianesimo, il rito pagano fu “declassato” a mera maschera carnevalesca, con l’aggiunta di figure ad essa spesso estranee. Ed è sotto questa forma che noi lo conosciamo oggi. I FOLLETTI, che trattengono il Diavolo in catene e lo trascinano per le vie del paese: il Diavolo salta, si rotola, cade a terra e cerca di “sedurre” chi incontra per strada, perché entri a far parte dei suoi adepti. Il Diavolo è preceduto dalla MORTE, impersonata da figure vestite di bianco con il viso impasticciato di farina e che rappresentano la purificazione. Il simbolismo è chiaro: il seme muore per dar vita alla pianta, si purifica nel terreno per poi rinasce, a primavera, trasformato in raccolto. La morte è armato di falce, il cui roteare evoca i gesti metodici, ripetitivi e decisi dei contadini al momento del raccolto: il canto di questi ultimi è sostituito da urla, grida e salti delle maschere.Oggi la figura del DIAVOLO ha assunto un significato che la differenzia profondamente da altre figure simili: al DIAVOLO-DIONISO si sostituisce il CAPRO-ESPIATORIO, il PUPAZZO-SIMULACRO, identificato con il CARNEVALE.Esso viene processato da una scanzonata GIURIA e nonostante la difesa tragicomica della MADRE e del PADRE, viene condannato e scaraventato dall’alto di un precipizio tra le zolle di terra.Muore il pupazzo ma non la speranza, poiché la MADRE - PARCA, con in mano il filo del destino, conocchia e fuso, ha gia pronto un altro neonato - simulacro, che darà continuità al rito.
L' Associazione
L'Associazione Culturale "Il Diavolo", nata a Tufara il 19 Gennaio 1999, cura e promuove l'immagine dell'antica maschera tradizionale del paese, con il patrocinio della Regione Molise, Provincia di Campobasso e del Comune di Tufara. Sin dalla sua fondazione, ha realizzato molteplici iniziative, destando l'interesse pubblico, della stampa e della televisione intorno a questa figura le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Lo scopo primo dell'Associazione è di far conoscere le proprie tradizioni e culture in tutta Italia, attraverso gemellaggi con altre maschere che ripropongono riti zoomorfi simili e partecipazioni a numerose sfilate carnevalesche. Tutte le attività che l’Associazione svolge sono rivolte alla diffusione dell'antica tradizione carnevalesca di Tufara, (rara per le sue peculiarità e dì notevole interesse antropologico per gli studiosi), al fine di rendere il Carnevale di Tufara un appuntamento immancabile tra le manifestazioni del periodo. L'Associazione per realizzare tutte le iniziative si avvale di una forma organizzativa non burocratica, aperta al contributo dei singoli soci, ma anche di altri soggetti, circoli, associazioni "no-profit", che condividono le stesse finalità sociali. L'ultimo giorno di carnevale, a Tufara, si celebra "LA MAGIA DEL CARNEVALE": l'Associazione organizza una manifestazione che ospita le più famose mashere italiane. Questa kermesse rende il Carnevale di Tufara uno tra i più originali: la tradizine che si rinnova ormai da secoli, lo classifica tra i più antichi d'Italia.
















usi e costumi




Molisani conservano ancora usi e costumi antichi, sia pure spesso modificati dalle concezioni moderne. Evidenti gli influssi dell'Europa Orientale, con cui i commerci hanno radici antiche, così come reciproco fu l'influsso tra Romani e Molisani. Nelle province di Campobasso e di Isernia si usano ancora gli zampitti, calzari di cuoio annodati con striscioline di pelle, di origine romana. Dei bellissimi costumi regionali restano tracce in alcuni paesi, specie nella valle del Biferno, dove vengono indossati in occasione di alcune festività. Caratteristica degli abiti sono la pieghettatura, la ricchezza dei ricami e le maniche staccabili, che ai primi caldi vengono abbandonate. Se i costumi femminili variano da paese a paese, gli abiti maschili, indossati ora soltanto nelle grandi feste, hanno una foggia comune: giacca corta con colletto di velluto, pantaloni fino al ginocchio, fermati da due bottoni, cappello nero con sottogola. Forte, nel molisano, il sentimento religioso, che esteriormente si manifesta in processioni, in sacre rappresentazioni e nei pellegrinaggi. Tra tutte le feste va segnalata quella del Corpus Domini di Campobasso in cui Misteri o Miracoli sono rappresentati ormai da due secoli con eguale passione. Famoso, fra tutti i Misteri, quello di Sant'Antonio abate. Si tratta di una specie di “quadro vivente” con personaggi sacri portati a spalla su grandi barelle da sei uomini che di tanto in tanto si danno il cambio. Tra le feste più sentite sono naturalmente quelle del Natale (celebre la fiaccolata di Agnone) e della Pasqua. La Domenica delle Palme è stata scelta per lo scambio dei regali tra fidanzati.Celebratissime, la festa profana del Calendimaggio e la festa di San Giovanni. Le feste agricole e profane (assai noto il Carnevale di Scapoli) sono celebrate anche dalla poesia popolare e vivificate da racconti leggendari. Sempre di gran pregio l'artigianato, specie nella regione di Campobasso, dove prospera l'industria dell'acciaio traforato. Danze (specie la tarantella) e canti costituiscono una bella tradizione di tutto il Molise, specie della valle dell'alto Volturno. Da segnalare la Canzone d'amore del Boiano, il Pianto di S. Nicola di San Polo Matese. Diffuso è il pizzo lavorato al tombolo e ancora in uso sono la tessitura a mano, la produzione di ceramica, di terracotta, di stoviglie, di coltelli, di forbici (specie a Frosolone), tutto generalmente venduto nelle fiere dei santi patroni.




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